La figura del professore viene percepita alla stregua di
un operaio della cultura, a livello
legislativo questo operaio ha avuto un ridimensionamento dei diritti mirati
alla riduzione sistematica degli oneri dello Stato. Tentativi estremisti di
smantellamento sono stati perpetrati dal
ventennio berlusconiano, probabilmente per incentivare l’istruzione
privata, e con maggior vigore dal tecnicismo sfrenato di Monti.. Dal mio punto
di vista di precario del settore, a livello sindacale c’è stato il vuoto, e dopo
14 anni di “sbattimento” con scuole
nuove ogni anno se mi andava bene, dopo l’accettazione delle sedi più scomode e
malfamate, dopo acrobazie economiche per
via della scomodità geografica, dopo essere stato costretto ad accettare
incarichi di sostegno pur di lavorare quando le competenze non riuscivano
nemmeno a concepire i bisogni di un ragazzino ridotto allo stato vegetativo
visto che ho solo, e sempre studiato
arte, percepisco anche il “ divide et
impera” innescato appositamente tra i diversi tipi di professori. Ci sono
quelli di ruolo che hanno maturato i loro scatti di anzianità e che sono
entrati nella scuola di una volta, con regole più semplici e chiare che pensano
alla pensione, ci sono i precari che io chiamo “di ruolo” che sistematicamente
da decenni come se ogni anno fosse il primo, soprattutto economicamente che
pensano a sopravvivere, e poi quelli che in maniera ormai disillusa cercano di
inserirsi nel grande circo pur di sopravvivere sorbendosi corsi a pagamento,
formazione a pagamento e lavorano a pagamento in maniera temporanea. I genitori
degli alunni ci percepiscono tutti uguali, e in effetti siamo tutti professori
con gli stessi compiti e la stessa dignità apparente, ma dentro c’è tutt’altra
storia. Non ci possono essere professori con differente dignità… è
inconcepibile. Ora il precario è stato vessato da azioni di Stato che aumentano
ancora di più il gap tra le tre tipologie e fa scalpore la minaccia del
recupero di 150 euro sullo stipendio dei docenti di ruolo, ma sono stati appena
tolti 1200 euro delle ferie ai precari (già poveretti) e nessuno ne parla, per
non parlare dei diritti di malattia, di scatti stipendiali e chi più ne ha più
ne metta. Io precario lavoro come loro (forse meglio e di più) e guadagno un
quarto di meno, non mi ammalo perché non mi conviene e non ho diritto alle
ferie… ma servo come il pane!
Il precariato scolastico bisognerebbe ridurlo al minimo.
Informatizzare anche gli insegnanti più restii.
Dopo i concorsi ordinari tenutisi fino al 2000 un'altra
schiera di corsi per entrate nel mondo della scuola,SISS-TFA-PAS, ha messo solo
scompiglio nelle liste d'attesa dei precari. Le graduatorie sono davvero ad
esaurimento poichè restare precario per decenni in questo delicato settore
della società italiana produce danni al sistema e alla dignità del professore.
Io sono per una stabilizzazione dei precari e so che volendo
si può fare, visto che le cattedre assegnate ogni anno sono sempre le stesse, a
che serve riproporle continuamente facendo ruotare i precari con cadenza
annuale? Allo stesso tempo darei spazio ai giovani per nuovi inserimenti,
ovviamente ben formati. Urgerebbe una
formazione diversa tra i docenti di ruolo, tra i precari e tra gli aspiranti:
la digitalizzazione andrebbe promossa e insegnata in primis ai docenti con dei
corsi qualificati e qualificanti e a costi tendenti a zero, tra i precari in
graduatoria andrei a rivedere il sistema che ha prodotto una miriade di
mini-master on line che servono a comprare punti in graduatoria più che a
formare (600-700 euro di costo e minimo impegno a casa per ottenere 3 punti),
sostituendoli con veri corsi on line, ufficiali, gratuiti e efficientemente
applicabili nel mondo della scuola, tenendo presente che essi devono essere
obbligatori per i docenti di ruolo, poichè l'aggiornamento è un fattore
fondamentale della professione. Il processo di digitalizzazione (inevitabile)
deve essere accompagnato da strutture e investimenti adeguati (per esempio le
LIM che sono un bellissimo strumento ma ancora poco diffuso e spesso privo di
collegamento in rete), solo creando i presupposti di una base solida si possono
concepire lezioni con tablet, registro elettronico ecc. Non ci si può
improvvisare. Quindi, dal mio modesto parere di precario decennale, ancora c'è
da costruire, evitando spese inutili (come a volte succede nella gestione del
F.I.S., che io abolirei utilizzando i fondi diversamente), gli aspetti
burocratici inutili e tutte le neo-montature pseudo innovative (INVALSI,
INDIRE, BES ecc.) che gravano sulla figura del docente distogliendolo dal suo
primario obiettivo, cioè insegnare.!
Ormai andiamo
avanti a suon di ricorsi e anche costosi...già ci retribuiscono poco, ci
chiedono di fare corsi a pagamento per "comprarci" i 3 punti che ti
possono far avanzare in graduatoria, ci tolgono soldi e diritti, altro che
avvocati e sindacati, se ci fermassimo in massa di insegnare se ne
accorgerebbero della forza del precariato di Stato.
Guadagnare
come un operaio o un semplice carabiniere che iniziano la carriera con un investimento culturale inferiore
rispetto ad una tribolata laurea che suon di corsi pseudo-tali, ci relega a baby
sitter ( che nel conteggio orario già guadagnano di più ) , con le aggravanti
di una carriera di fatto bloccata dal precariato estremo, la scomodità di
lontanissime trasferte non retribuite,meno diritti basilari dei lavoratori meno
qualificati, gastriti provocate a suon di scatolette, pause mordi e fuggi tra
le mattinate molto provanti in classe e i sempre più numerosi incontri
pomeridiani non retribuiti, ferie non concesse, permessi ridotti all’osso,
le relazioni con colleghi di ruolo (non tutti per fortuna) che
considerano la scuola il proprio territorio, il disorientamento di nuove realtà
scolastiche ogni anno, non poter effettuare una continuità didattica per il
bene dei ragazzi, l’affitto, le spese di benzina per raggiungere le scuole più
scomode, trovarsi puntualmente ogni anno disoccupati, produrre una quantità
enorme di documenti per i quali se non hai una tua stampante, un tuo computer e
una tua privata connessione internet sei fuori. La cosa sconcertante è che c’è
una corsa spietata a raggiungere questo scomodo status, e chi ci governa lo sa
e ci continua a fare i dispetti. La formazione dei nostri figli meriterebbe il
meglio possibile, ma il trend va giù a picco e l’investimento vero per un
futuro sempre più immiserito da perverse dinamiche… povera cultura, poveri noi!
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