11.3.14

La visione del precario



La figura del professore viene percepita alla stregua di un  operaio della cultura, a livello legislativo questo operaio ha avuto un ridimensionamento dei diritti mirati alla riduzione sistematica degli oneri dello Stato. Tentativi estremisti di smantellamento sono stati perpetrati dal  ventennio berlusconiano, probabilmente per incentivare l’istruzione privata, e con maggior vigore dal tecnicismo sfrenato di Monti.. Dal mio punto di vista di precario del settore, a livello sindacale c’è stato il vuoto, e dopo 14 anni di “sbattimento”  con scuole nuove ogni anno se mi andava bene, dopo l’accettazione delle sedi più scomode e malfamate,  dopo acrobazie economiche per via della scomodità geografica, dopo essere stato costretto ad accettare incarichi di sostegno pur di lavorare quando le competenze non riuscivano nemmeno a concepire i bisogni di un ragazzino ridotto allo stato vegetativo visto che ho solo, e sempre  studiato arte,  percepisco anche il “ divide et impera” innescato appositamente tra i diversi tipi di professori. Ci sono quelli di ruolo che hanno maturato i loro scatti di anzianità e che sono entrati nella scuola di una volta, con regole più semplici e chiare che pensano alla pensione, ci sono i precari che io chiamo “di ruolo” che sistematicamente da decenni come se ogni anno fosse il primo, soprattutto economicamente che pensano a sopravvivere, e poi quelli che in maniera ormai disillusa cercano di inserirsi nel grande circo pur di sopravvivere sorbendosi corsi a pagamento, formazione a pagamento e lavorano a pagamento in maniera temporanea. I genitori degli alunni ci percepiscono tutti uguali, e in effetti siamo tutti professori con gli stessi compiti e la stessa dignità apparente, ma dentro c’è tutt’altra storia. Non ci possono essere professori con differente dignità… è inconcepibile. Ora il precario è stato vessato da azioni di Stato che aumentano ancora di più il gap tra le tre tipologie e fa scalpore la minaccia del recupero di 150 euro sullo stipendio dei docenti di ruolo, ma sono stati appena tolti 1200 euro delle ferie ai precari (già poveretti) e nessuno ne parla, per non parlare dei diritti di malattia, di scatti stipendiali e chi più ne ha più ne metta. Io precario lavoro come loro (forse meglio e di più) e guadagno un quarto di meno, non mi ammalo perché non mi conviene e non ho diritto alle ferie… ma servo come il pane!   
Il precariato scolastico bisognerebbe ridurlo al minimo. Informatizzare anche gli insegnanti più restii.
Dopo i concorsi ordinari tenutisi fino al 2000 un'altra schiera di corsi per entrate nel mondo della scuola,SISS-TFA-PAS, ha messo solo scompiglio nelle liste d'attesa dei precari. Le graduatorie sono davvero ad esaurimento poichè restare precario per decenni in questo delicato settore della società italiana produce danni al sistema e alla dignità del professore.
Io sono per una stabilizzazione dei precari e so che volendo si può fare, visto che le cattedre assegnate ogni anno sono sempre le stesse, a che serve riproporle continuamente facendo ruotare i precari con cadenza annuale? Allo stesso tempo darei spazio ai giovani per nuovi inserimenti, ovviamente ben formati.  Urgerebbe una formazione diversa tra i docenti di ruolo, tra i precari e tra gli aspiranti: la digitalizzazione andrebbe promossa e insegnata in primis ai docenti con dei corsi qualificati e qualificanti e a costi tendenti a zero, tra i precari in graduatoria andrei a rivedere il sistema che ha prodotto una miriade di mini-master on line che servono a comprare punti in graduatoria più che a formare (600-700 euro di costo e minimo impegno a casa per ottenere 3 punti), sostituendoli con veri corsi on line, ufficiali, gratuiti e efficientemente applicabili nel mondo della scuola, tenendo presente che essi devono essere obbligatori per i docenti di ruolo, poichè l'aggiornamento è un fattore fondamentale della professione. Il processo di digitalizzazione (inevitabile) deve essere accompagnato da strutture e investimenti adeguati (per esempio le LIM che sono un bellissimo strumento ma ancora poco diffuso e spesso privo di collegamento in rete), solo creando i presupposti di una base solida si possono concepire lezioni con tablet, registro elettronico ecc. Non ci si può improvvisare. Quindi, dal mio modesto parere di precario decennale, ancora c'è da costruire, evitando spese inutili (come a volte succede nella gestione del F.I.S., che io abolirei utilizzando i fondi diversamente), gli aspetti burocratici inutili e tutte le neo-montature pseudo innovative (INVALSI, INDIRE, BES ecc.) che gravano sulla figura del docente distogliendolo dal suo primario obiettivo, cioè insegnare.!  

Ormai andiamo avanti a suon di ricorsi e anche costosi...già ci retribuiscono poco, ci chiedono di fare corsi a pagamento per "comprarci" i 3 punti che ti possono far avanzare in graduatoria, ci tolgono soldi e diritti, altro che avvocati e sindacati, se ci fermassimo in massa di insegnare se ne accorgerebbero della forza del precariato di Stato.
Guadagnare come un operaio o un semplice carabiniere che iniziano la carriera  con un investimento culturale inferiore rispetto ad una tribolata laurea che suon di corsi pseudo-tali, ci relega a baby sitter ( che nel conteggio orario già guadagnano di più ) , con le aggravanti di una carriera di fatto bloccata dal precariato estremo, la scomodità di lontanissime trasferte non retribuite,meno diritti basilari dei lavoratori meno qualificati, gastriti provocate a suon di scatolette, pause mordi e fuggi tra le mattinate molto provanti in classe e i sempre più numerosi incontri pomeridiani non retribuiti, ferie non concesse, permessi ridotti all’osso, le  relazioni con  colleghi di ruolo (non tutti per fortuna) che considerano la scuola il proprio territorio, il disorientamento di nuove realtà scolastiche ogni anno, non poter effettuare una continuità didattica per il bene dei ragazzi, l’affitto, le spese di benzina per raggiungere le scuole più scomode, trovarsi puntualmente ogni anno disoccupati, produrre una quantità enorme di documenti per i quali se non hai una tua stampante, un tuo computer e una tua privata connessione internet sei fuori. La cosa sconcertante è che c’è una corsa spietata a raggiungere questo scomodo status, e chi ci governa lo sa e ci continua a fare i dispetti. La formazione dei nostri figli meriterebbe il meglio possibile, ma il trend va giù a picco e l’investimento vero per un futuro sempre più immiserito da perverse dinamiche… povera cultura, poveri noi!   

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