25.6.18

Scuola SPA

PROBLEMA GERARCHIZZAZIONE 
La scuola dei nuovi dirigenti non è Scuola Pubblica ed è incostituzionale.
La scuola è diventata la“falsa vetrina” dei Dirigenti Scolastici, fregiati di stellette da sceriffo  che usano l’ambiguità della legge 107 per imporsi e gerarchizzare il personale, imponendo di fatto anche le linee didattiche.

I nuovi Dirigenti della Buona Scuola messi a dirigere le scuole autonome  sono burocrati, che non vanno al di là  di una raffazzonata cultura  neo aziendalista, fedeli esecutori di una didattica di Stato, veicolata da una buropedagogia infarcita da acronimi  e prestiti dalla lingua inglese.  Pensano che le scuole siano un'azienda, anzi la considerano la loro azienda;  credono   che gli alunni e i genitori siano i loro clienti e che questi  debbano essere soddisfatti in quanto il cliente ha sempre ragione e diritto al successo formativo, leggi promozione.  Gli insegnanti sono i loro sottoposti, definiti  risorse umane da gestire come vogliono, da "demansionare" all' occorrenza su potenziamento. Gli insegnanti ridotti a risorsa umana  vanno poi gerarchizzati e differenziati con una attribuzione di incarichi e retribuzione aggiuntiva che privilegia sempre più chi fa altro dal lavoro di insegnamento in aula. Le vere risorse per questi "imprenditori" sono i progetti, gli indici di successo sono il numero dei promossi, il numero dei progetti finanziati, la buona stampa e la comunicazione, un racconto autoreferenziale che vende per eccellenza quella che è  mediocre se non scadente prodotto. 

Tre punti principali delle criticità:
1 - Il rafforzamento della funzione del Dirigente Scolastico - previsto in via generale fin dall´art.2 comma 1 e poi dall´art.7 nell´ambito delle operazioni di mobilità del personale - scardina il principio dell´imparzialità della pubblica amministrazione previsto dall´art. 97 della Costituzione (consistente nell´obbligo della parità di trattamento nei confronti degli amministrati) rimettendo sostanzialmente alla volontà di un singolo la decisione dei criteri per la stipula degli incarichi contrattuali di durata triennale, nonché di quelli previsti per il loro mancato rinnovo.
Tra settore privato e settore pubblico esiste infatti una sostanziale differenza: essa consiste nella doverosa applicazione, nel settore pubblico, dei principi contenuti nell´
art. 97 della Costituzione.

2 - Un dirigente scolastico  che con la buona scuola diviene responsabile anche delle scelte didattiche e formative, come si afferma nell´art.7 comma 1, diventa gerarchicamente sovraordinato ai docenti anche nel campo didattico, in aperta violazione dell´art. 33 comma 1 della Costituzione, che tutela la libertà d´insegnamento.


3 - L´organico funzionale delle scuole - la cui previsione la 107 affida al dirigente scolastico - può tranquillamente realizzarsi non rinunziando alle competenza degli organi amministrativi sovraordinati al dirigente scolastico, e sulla base di parametri obiettivi che garantiscano il principio di imparzialità. La conferma di quanto affermiamo la troviamo nell´art. 24 comma 1 del DDL cha abroga l´art. 50 del decreto-legge n.5 del 2012. In sostanza viene incomprensibilmente abrogato l´articolo che prevedeva l´organico funzionale previsto dal Governo Monti e che consentiva già un aumento degli organici - ma non gestiti dai singoli dirigenti - nel rispetto delle norme costituzionali e dei diritti dei docenti; il mantenimento della norma del Governo Monti consentirebbe molto più facilmente l´assunzione di un numero di docenti superiore al numero di quelli previsti per i posti vacanti e disponibili già in pianta organica.
Collegare l´organico funzionale all´aumentato potere dei dirigenti è quindi un ricatto ed una mistificazione.

1 commento:

  1. Anonimo14.11.18

    Il nobile mestiere, in origine, è ora affogato nella 107, nel fango dei doveri inutili. Dirigenti Scolastici sguinzagliati, come cani rabbiosi, sui docenti resi meri servi del dovere Statale travestito da missione, depauperato del diritto dignitoso del ruolo professionale. Osare l'inverosimile sembra essere obbiettivo dei dirigenti che troppo spesso risultano essere delle ex-maestrine frustrate (incoronate da procedure concorsuali discutibili). Gli istituti comprensivi non "comprendono" il valore della libera docenza, e regolano i loro dipendenti con assurde richieste che distraggono dal "succo" professionale, in barba all'art.33 della Costituzione italiana.

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