30.8.20

Il rischio di regole poco utili.

 

Lo slogan è preso in prestito da una maestra americana ma, a due settimane dalla "convintissima" riapertura delle scuole italiane, potrebbe presto comparire tra le proteste dei nostri insegnanti.
I quali, intanto, stanno si facendo il test sierologico, ma non tutti per la verità, visto che non è stato reso obbligatorio, mentre dovrebbe esserlo (addirittura ripetuto frequentemente) e non solo per gli insegnanti, ma per tutti coloro che varcano la soglia scolastica!
La gestione degli spazi scolastici non garantisce la piena sicurezza, le regole applicate dalle singole realtà locali risultano non omogenee con grande perplessità dei dirigenti che percepiscono il forte carico di responsabilità.
Nel lavoro fatto per pretendere la ripartenza a tutti i costi mancano dettagli non trascurabili e l'applicazione di strategie precise, che pur erano state individuate da precedenti lavori parlamentari ma che non sono state applicate. Strategie che si avvicinano al modello danese, cosi detto  "a bolla", che prevede la riduzione dei gruppi scolastici al minimo, assicurando così maggior monitoraggio e impedendo, nella peggiore delle ipotesi, la trasmissione indiscriminata.
Le critiche alla riapertura a tutti i costi sono molte e le paure sono quelle dei costi della ri-chiusura.
Di seguito vi proponiamo il copia-incolla di un post della sen. Elena Fattori, ex M5S, da leggere attentamente, poichè, anche se continua a sostenere questo governo, individua  le criticità ed elenca le cose che dovevano andare in porto.
"Se proprio vuoi essere cauto devi fare il tampone a tutti in maniera periodica. Le proposte sulla ripresa della scuola le avevamo fatte a suo tempo e te le incollo qui A poche settimane dall'inizio delle attività scolastiche condivido la proposta "La scuola bene comune". del "Gruppo di lavoro per l’innovazione didattica e strutturale" sottoscritta insieme ad altri parlamentari.
"Siamo arrivati a poche settimane dalla riapertura delle scuole. La scuola è stata la prima attività a fermarsi nella fase emergenziale della pandemia di Covid-19 e sarà tra le ultime a riaprire. Ad oggi, nonostante la pubblicazione delle linee guida da parte del Ministero dell’Istruzione, interviste e informative, non c’è ancora totale chiarezza sulle modalità di riapertura. Informazioni talvolta in contraddizione tra di loro, o non del tutto esaustive, hanno incrementato la confusione e la preoccupazione tra i cittadini, i genitori con figli di varie età (scolare e prescolare), e tra gli insegnanti, gli educatori e gli operatori della scuola. I bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze sono stati presi in considerazione dalle istituzioni soltanto dopo vibranti proteste e mobilitazioni.
I dirigenti scolastici hanno espresso l’esigenza di essere supportati maggiormente, nella salvaguardia dell’autonomia scolastica, ma con risorse adeguate e istruzioni univoche che concilino la finalità educativa e sociale della scuola con la sicurezza sanitaria. La scuola, aperta a tutti e inclusiva, come la descrive la nostra Costituzione, deve essere assolutamente rimessa al centro del dibattito pubblico. L’emergenza pandemica ha messo in evidenza da un lato le fragilità, dall’altro le capacità di reazione del sistema scolastico italiano, con una grande prova di dedizione e professionalità da parte del settore (basti pensare all’eccezionale impegno del corpo docente per sostenere la didattica a distanza).
Tuttavia, la sfida del nuovo anno scolastico richiede un approccio condiviso, pragmatico e strutturale, per rimediare ai mesi già persi, evitare ulteriori periodi di inattività, in cui si rischia di pregiudicare l’efficacia dell’insegnamento e della crescita culturale, tutelati dal diritto costituzionale all’istruzione, e di venire meno al principio di uguaglianza, a protezione dei soggetti più fragili (studenti e studentesse con bisogni educativi speciali e con disabilità, famiglie con difficoltà di tipo economico o sociale). Oltre ad essere un diritto, infatti, l’istruzione è anche un presidio di civiltà: adempie alla funzione di ascensore sociale e compensa laddove dovessero esserci disuguaglianze in ambito economico o di accesso alla didattica. La scuola è quindi un pilastro della nostra società e come tale dovrebbe essere una pietra angolare dell’azione di governo, soprattutto all’interno delle misure straordinarie che sarà possibile intraprendere grazie ai provvedimenti adottati dall’Unione Europea.
È fondamentale, quindi, lavorare da subito per costruire un piano per la riapertura di asili e scuole che, pur tenendo conto del problema sanitario, sia adeguato ai bisogni dei bambini e degli adolescenti, e a sostegno delle famiglie e dei genitori.
Considerando l’eccezionalità della situazione data dalla pandemia, si possono immaginare soluzioni efficaci soltanto tramite un attento lavoro di concertazione e di coinvolgimento delle competenze, che nel nostro Paese non mancano.
Alla luce di quanto espresso finora, intendiamo annunciare l’iniziativa “La scuola bene comune”, come scuola inserita nel suo ecosistema locale e contestuale, con la costituzione di un gruppo di lavoro per l’innovazione didattica e culturale che coinvolga tutti i soggetti che rappresentano la comunità scolastica, le associazioni, i sindacati della scuola e i ragazzi stessi, per progettare l’avvio dell’anno scolastico con proposte concrete ed attuabili nel poco tempo rimasto prima della riapertura a settembre. Eccone alcune:
1. Superamento dei mega-plessi da migliaia di studenti e implementazione di una scuola di prossimità: una rete capillare di piccoli plessi connessi tra loro, distribuiti sul territorio, riaprendo ad esempio le scuole dismesse nelle aree interne e nelle periferie e l’utilizzo di altri locali civici;
2. Ove il singolo istituto, per struttura, dimensioni e dislocazione, non sia in grado di garantire adeguato spazio per il distanziamento fisico e altre misure di sicurezza, deve essere messo nelle condizioni di richiedere ed ottenere dei locali esterni, nello stesso quartiere o in zone limitrofe (ri-utilizzo di beni abbandonati - teatri, palazzi di uffici, alberghi - o riconversione di beni che normalmente vengono utilizzati per altri scopi e magari in ore pomeridiane e serali). Utilizzo dei Regolamenti-Accordi-Patti tra Comuni o Regioni e cittadini su beni comuni, rivedendone forme e contenuti, visto che il contraente dell’Ente Locale sarà il singolo Istituto scolastico. Eventuale esclusione dei Provveditorati (come contraenti) per rendere tutto più veloce e snello e promozione della sussidiarietà;
3. Qualora si dovesse far fronte ad un nuovo lock-down e ricorrere alla didattica a distanza, i limiti di quest’ultima, evidenti a tutti, possono essere superati attraverso l’utilizzo di un modello ‘blended’, ovvero didattica in presenza con un piccolo gruppo in classe con l’insegnante e altri piccoli gruppi in collegamento da altre aule o locali civici, supervisionati da un insegnante di potenziamento;
4. Evitare assembramenti in entrata e uscita da scuola con accessi e uscite scaglionate degli studenti (per esempio ogni 15 minuti, dividendo gli studenti per sezione o per ciclo scolastico);
5. Precedenza delle lezioni in presenza a chi ne ha bisogno: alunni delle scuole primarie, prime classi di ogni ciclo, alunni con Bisogni Educativi Speciali, etc.;
6. Patto di comunità: istituzioni, enti locali e terzo settore insieme per la scuola;
7. Investimenti massicci in stabilizzazioni ed assunzione di personale (dirigente, docente, amministrativo), infrastrutture e dotazioni;
8. Pensare ad una diversa organizzazione oraria delle attività didattiche (ad esempio con 40 minuti per ora e alcuni pomeriggi a rotazione), massimizzando le nuove assunzioni di personale;
9. Prevedere l’erogazione del Voucher babysitter a chiunque decida di non mandare i propri figli all’asilo nido o alla scuola materna (scuola non dell’obbligo).
Riteniamo fondamentale bilanciare il diritto alla salute con tutti gli altri diritti fondamentali, fra i quali quello all'istruzione, che non deve essere sacrificato più dello stretto necessario, ma che dovrebbe costituire un obiettivo primario della ripartenza".
Elena Fattori

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